Nuria Calduch-Benages, MN
Il giorno dell’elezione del nuovo vescovo di Roma tutto il mondo è rimasto stupefatto, ma Papa Francesco non smette di sorprenderci ogni giorno. Lo fa attraverso gesti inconsueti, a cui non siamo abituati, utilizzando un linguaggio semplice, diretto e incisivo, attraverso una vicinanza umana che impressiona tutti e che fa sentire qualcuno a disagio. Ad esempio, nella catechesi dell’udienza generale del 3 aprile ha ricordato che furono le donne le prime testimoni della risurrezione di Gesù: «Le donne sono spinte dall’amore e sanno accogliere questo annuncio con fede: credono, e subito lo trasmettono, non lo tengono per sé, lo trasmettono. La gioia di sapere che Gesù è vivo, la speranza che riempie il cuore, non si possono contenere. Questo dovrebbe avvenire anche nella nostra vita». Questo fatto sorprendente, prosegue il Papa, «ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore».
Le sue parole semplici e piene di commozione riaccendono in me il ricordo dei suoi due ultimi predecessori. Giovanni Paolo II è stato un sostenitore appassionato del “genio femminile” (Mulieris dignitatem, 1988). La sua grande sensibilità lo portò a riflettere sulla donna non solo come madre o sposa, ma anche come figlia e sorella, come lavoratrice e come consacrata. Tutte le donne e ciascuna di esse, senza escludere nessuna: «A voi, donne del mondo intero, il mio saluto più cordiale!» (Lettera alle donne, 1995). Benedetto XVI non è stato da meno. Chi non ricorda il suo ultimo ciclo di catechesi sulle grandi donne della storia della Chiesa? Nelle sue parole rivivono diciassette donne che, stagliandosi ben oltre le vicissitudini del loro tempo, vivendo il Vangelo e servendo fedelmente la Chiesa ci mostrano che la sequela di Cristo nell’amore è l’essenza della vita cristiana.
Avanti, Papa Francesco, i tuoi predecessori ti hanno aperto la strada. Un orizzonte pieno di speranza si apre ai nostri occhi.