Pochi giorni fa ci ha lasciato padre Stefano De Fiores, monfortano, esperto mariologo noto a livello internazionale, dedicato per tutta la sua vita ad approfondire la figura della Vergine Maria, sulla quale ha scritto più di trenta libri in tutta la sua carriera. In diverse opportunità ho potuto collaborare con lui, poiché per molti anni siamo stati colleghi alla Pontificia Università Gregoriana; ho di lui un grato ricordo. Persona affabile e umile, grande comunicatore, sacerdote impegnato e accademico di spicco, sempre disposto a dare una mano quando glielo chiedevi. Lo chiamavano affettuosamente “globe trotter” di Maria Santissima.
Siamo nel mese di maggio, mese mariano per eccellenza. La natura fiorisce, la vita rinasce e si fa sentire ovunque il profumo della risurrezione, della speranza, dell’eternità. Promuovere la devozione mariana nel mese di maggio è un modo di svegliare la vita cristiana nel cuore dei fedeli, esortandoli ad un fiorire spirituale sotto lo sguardo di Maria. Nelle parole di padre De Fiores, “l’affermazione di questa pratica nel mondo cattolico dimostra la sua corrispondenza con il sentimento popolare e con il ciclo delle stagioni”. Iniziata negli istituti religiosi e tra le mura domestiche verso la fine del Seicento, la pratica del maggio mariano si è estesa nei diversi ambiti della vita parrocchiale fino a diffondersi nell’Ottocento in tutta la Chiesa.
Riguardo a questa bellissima tradizione, il Santo Padre Benedetto XVI si esprime così: «Ci sentiamo in comunione con ogni comunità, anche con la più piccola, in cui rimane viva la tradizione che dedica il mese di maggio alla devozione mariana. Essa trova espressione in tanti segni: santuari, chiesette, opere d’arte e, soprattutto, nella preghiera del Santo Rosario, con cui il Popolo di Dio ringrazia per il bene che incessantemente riceve dal Signore, attraverso l’intercessione di Maria Santissima, e lo supplica per le sue molteplici necessità. La preghiera […] è sempre un fare spazio a Dio: la sua azione ci rende partecipi della storia della salvezza. […] La preghiera ci aiuta a riconoscere in Lui il centro della nostra vita, a rimanere alla sua presenza, a conformare la nostra volontà alla sua, a fare “qualsiasi cosa ci dica” (Gv 2,5), certi della sua fedeltà. Questo è il compito essenziale della Chiesa, da Lui incoronata quale mistica sposa […]. Maria ne costituisce il modello: è colei che ci porge lo specchio, in cui siamo invitati a riconoscere la nostra identità. La sua vita è un appello a ricondurre ciò che siamo all’ascolto e all’accoglienza della Parola, giungendo nella fede a magnificare il Signore, davanti al quale l’unica nostra possibile grandezza è quella che si esprime nell’obbedienza filiale: “Avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Maria si è fidata: lei è la “benedetta” (cfr Lc 1,42), che è tale per aver creduto (cfr Lc 1,45) […]. Le disposizioni del suo cuore – l’ascolto, l’accoglienza, l’umiltà, la fedeltà, la lode e l’attesa – corrispondono agli atteggiamenti interiori e ai gesti che plasmano la vita cristiana. Di essi si nutre la Chiesa, consapevole che esprimono ciò che Dio attende da lei.» (Benedetto XVI, Discorso nel Santo Rosario con i Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana e Affidamento dell’ Italia alla Vergine Maria, 26 maggio 2011).
Auguriamo che non vada persa questa devozione a Maria, donna forte che sostiene la nostra fede. Maria, donna profondamente unita a Dio e alla Sua opera, donna che matura soffrendo, vivendo e condividendo, donna che comunica con la parola e il silenzio, donna di profonde radici e ampi orizzonti, donna che genera vita abbondante. Innumerevoli scrittori, poeti e mistici hanno cantato le sue glorie. Sicuramente questo è quanto fa adesso in cielo il nostro caro padre Stefano.
Nuria Calduch-Benages, MN