Katarina Hulmanova, nata in Slovacchia, Europa Centrale, è laureata in programmazione e teologia. E’ sposata, ha quattro figli ed un nipote. All’epoca del totalitarismo comunista si è impegnata col dissenso cattolico ed ha lavorato nell’apostolato dei laici per dare supporto e guida alle piccole comunità di base nell’ambiente universitario. In quel periodo aiutò anche la riproduzione di materiale per la ‘chiesa del sottosuolo’ e per l’istruzione. Con la caduta del comunismo in Europa centrale ha continuato a prendersi cura dei figli e ad occuparsi dell’apostolato dei laici particolarmente nel campo delle organizzazioni cattoliche femminili. Ha lavorato con il Forum delle Istituzioni Cattoliche in Slovacchia ed, attualmente, ne è la Presidente.
La Slovacchia è un paese dell’Europa centrale sorto dalla pacifica separazione della Cechia e della Slovacchia. La maggioranza della popolazione si professa cattolica.
Tempo fa, nell’ambito dell’Anno della Misericordia, la conferenza episcopale slovacca ha promosso una riunione su “La vocazione a vivere la misericordia” ispirato ai versetti della Scrittura “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te” (Marco 5,19). A seguito si è tenuto un seminario rivolto a “povertà e gruppi socialmente a rischio” che ha sollevato un forte interesse tra i partecipanti. E’ importante parlare dei problemi delle persone che vivono in povertà estrema, ma è anche importante essere vicino a quelli che combattono per mantenere l’equilibrio vivendo sull’orlo dell’abisso e a coloro che ogni giorno lottano per il proprio lavoro – spesso mal pagato – e combattono per la propria dignità e quella della loro famiglia. E’ molto difficile aiutare queste persone in quanto, soprattutto per le donne, la povertà è nascosta e per aiutare a superarla è richiesto non soltanto di aprire i nostri portafogli, ma di aprire i nostri cuori cominciando relazioni forti che lascino entrare le persone nella nostra vita e nel nostro mondo, e ciò deve essere fatto con rispetto e attenzione.
La povertà femminile ha molti volti nella nostra società. Ci sono varie cause a ciò. Innanzitutto spesso le donne sono pagate meno degli uomini pur facendo lo stesso lavoro. In genere le donne scelgono lavori orientati alla cura delle persone come l’insegnamento, l’assistenza e servizi sociali; tutti lavori pagati insufficientemente nella società! Soprattutto nei casi di divorzio i figli sono spesso affidati alle mamme seppur versino in condizioni finanziarie non facili. Come ben sappiamo, il prendersi cura dei bambini è molto esigente non solo dal punto di vista economico per cui fare una carriera lavorativa a volte diventa impossibile, poiché le madri preferiscono lavori che permettano loro di seguire i figli più piccoli o i genitori anziani. Infatti non scelgono un lavoro se esso implica viaggiare molto, fare straordinari, quindi non scelgono di avere posizioni direttive o di alta responsabilità … Tale scelta di lavoro ‘orientata alla maternità’ ha come conseguenza entrate più basse e pensioni più basse. Servire la vita è tutt’altro che asservirsi ad una carriera!
Prendersi cura degli altri è una missione a cui tutti sono chiamati. Sradicare la povertà non può essere operato dal singolo, ma possiamo aiutarci a farlo insieme. E d'altronde quanto fanno le istituzioni caritative cattoliche o le associazioni o i movimenti non può sostituire quanto ognuno di noi deve fare. Aiutare le persone bisognose, o aiutare in generale, non è solo questione di soldi. Molti di noi desiderano fare qualcosa, ma semplicemente non si sa da dove cominciare. Aiutare, infatti, non è così facile come si pensa. Quale è il modo giusto di farlo? Cosa è giusto per me e cosa va bene per il povero? Non vìolo la sua dignità, aiutandolo? Potrebbe succedere che diventino dipendenti dall’aiuto? Non è il mio aiutare solo un modo per silenziare la mia coscienza e quel sentimento forte d’ingiustizia e vergogna che sento perché sto abbastanza bene e la mia amica, seppur lavori molto, non riesce a venir fuori dal circolo vizioso della povertà?
Papa Francesco ha pronunciato in Paraguay queste parole rivolte ai rappresentanti della società civile: “Per ricercare effettivamente il bene dei poveri, la prima cosa è avere una vera preoccupazione per la loro persona, apprezzarli per la loro bontà. Ma un reale apprezzamento richiede di essere disposti a imparare dai poveri. I poveri hanno molto da insegnarci in umanità, in bontà, in sacrificio, in solidarietà. E noi cristiani abbiamo inoltre un motivo in più per amare e servire i poveri: perché in loro abbiamo il volto, vediamo il volto e la carne di Cristo, che si è fatto povero per arricchirci per mezzo della sua povertà (cfr 2Cor 8,9). Portare il pane a casa, offrire ai figli un tetto, offrire salute e educazione, sono aspetti essenziali della dignità umana, e gli imprenditori, i politici, gli economisti, devono lasciarsi interpellare da essi. Vi chiedo di non cedere ad un modello economico idolatrico che abbia bisogno di sacrificare vite umane sull'altare del denaro e del profitto. Nell'economia, nell'azienda, nella politica, la prima cosa è sempre la persona, e l'ambiente in cui vive. ”
Ai nostri giorni in Europa assistiamo ad un fenomeno crescente di impoverimento che non coinvolge soltanto i disoccupati, ma trascina anche coloro che hanno un lavoro; il pericolo conseguente è che le persone siano derubate della speranza e di un futuro possibile.
Una mia amica, che conosco da molti anni ed è sempre stata impiegata, ha dovuto crescere i suoi tre figli da sola a causa di una difficile situazione familiare. Vive a Bratislava, la capitale della nazione, e sua madre vive a 300 chilometri di distanza. Si potrebbe andare a vivere con lei, ma lasciare la capitale significherebbe non avere la certezza di trovare un lavoro lì nella sua regione nativa. In un momento molto critico della sua vita ha dovuto chiedere un prestito e, non avendo poi potuto restituirlo, ha avuto pignorata la sua proprietà . La sua famiglia lotta continuamente per avere un livello di vita almeno basso. La figlia ha smesso di studiare e si è trovata un lavoro per aiutare la madre. Per loro ogni minima compera è un problema: un paio di occhiali da cambiare, una malattia o un hobby dei ragazzi diventano problematici, mettendo a rischio il labile equilibrio finanziario raggiunto tra spese ed entrate. Hanno perfino cercato di avere una casa popolare. Ammiro molto personalmente la loro costanza nel non arrendersi ed il coraggio di continuare a lottare nella loro ardua situazione che riflette quella di tante donne lavoratrici.
In Slovacchia la differenza tra i salari e gli aiuti sociali è minima; per cui sarebbe più ‘semplice’ vivere alle spese dello stato, visto quanto poco sia remunerato il lavoro di alcune persone.
Pensando ai problemi enormi – migrazioni violenza guerre malattie fame emergenza ecologica – che si trova ad affrontare l’umanità oggi, il problema descritto può sembrare poco rilevante. Eppure, molte donne arrivano a perdere il senso della propria dignità e del proprio valore proprio perché non viene riconosciuta la loro dignità sul lavoro e, conseguentemente, non possono assicurare una vita degna sia a loro stesse che a quanti sono affidati alle loro cure. Questo problema generato nella nostra società moderna mi spinge ancor più ad accettare personalmente l’invito di papa Francesco quando dice: “I poveri sono la carne di Cristo… Rispettare il povero. Non usarlo come oggetto per lavare le nostre colpe. Imparare dai poveri, con quello che dicono, con le cose che hanno, con i valori che hanno. E noi cristiani abbiamo quel motivo: che sono la carne di Gesù”.