Donne, sesso e Chiesa

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“Donne, sesso e Chiesa” è una raccolta di saggi di studiose nordamericane curata da Erika Bachiochi, pubblicata nel 2010 negli U.S.A. e recentemente tradotta da Monica Rimoldi per i tipi della San Paolo (2011). Il libro verte su temi antropologici di fondamentale importanza, riletti nella prospettiva del “femminismo cattolico”, come si è andato sviluppando oltreoceano negli ultimi decenni.

 

Nell’introduzione, la curatrice narra come abbia personalmente superato le posizioni del femminismo radicale, giungendo a valorizzare in pieno il Magistero, soprattutto grazie agli insegnamenti di Giovanni Paolo II. La lettura dei saggi è appassionante. La prima parte, di Laura Garcia, espone con chiarezza i principi del Magistero, contenuti in primo luogo nella Mulieris dignitatem e nella Familiaris consortio, mettendo in evidenza la bellezza e l’efficacia della complementarità donna/uomo. La seconda parte tratta di amore, sesso e maternità, prendendo le mosse dalla piaga dell’aborto: si tratta di un contributo della curatrice, che propone un’acuta analisi delle ambiguità e delle menzogne distruttive per la donna, oltre che per il bambino, proprie della cultura dominante, in contrasto con la linea di verità e di misericordia della Chiesa, efficace e percorribile anche nei casi più difficili; analoghi sono il contributo di Cassandra Hough sul sesso prematrimoniale; di Jennifer Roback Morse sul matrimonio cristiano; di Angela Franks sulla fertilità femminile e la contraccezione; di Katie Elrod e Paul Carpentier sui trattamenti contro l’infertilità. La terza parte affronta le questioni tanto dibattute sulla posizione delle donne nella Chiesa e nella società: troviamo un saggio sull’insegnamento della Chiesa riguardo al sacerdozio ordinato, opera di Sara Butler; uno sulla vocazione sociale delle donne e il difficile equilibrio tra famiglia e lavoro, di Elizabeth R. Schiltz; infine Erika Bachiochi evidenzia la stretta affinità e coerenza tra insegnamento della Chiesa sulla sessualità e la complementarità con la dottrina sociale. Ogni contributo mette bene in luce come l’insegnamento della Chiesa risponda adeguatamente alle esigenze reali delle donne e dell’umanità.

 

A questo punto, mi sembra necessario sottolineare che, se i singoli saggi sono tutti davvero interessanti, spesso sorprendenti, il risultato complessivo è davvero straordinario. Si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un mosaico, a un insieme di tasselli logico e ordinato da cui emerge con chiarezza la bellezza e l’efficacia della sapienza cristiana, che si staglia sullo sfondo drammatico dello smarrimento morale ed esistenziale dell’umanità del nostro tempo. Il Magistero della Chiesa viene presentato per quello che è: non ideologia, non costruzione intellettuale che pretende di indirizzare la vita delle persone secondo schemi astratti e sorpassati. La Chiesa indica la via della vita, dell’esistenza piena, alle donne e agli uomini di oggi, e lo fa in modo assolutamente pertinente. Non è certo un caso che questa visione venga proprio da donne passate per lo più per il femminismo radicale, che hanno sperimentato sulla propria pelle l’ideologia, questa sì astratta, della contrapposizione dei sessi, della rivendicazione ideologica, degenerata nell’indifferenziazione del gender, che ormai vediamo all’opera con tutto il suo potenziale distruttivo. In questo quadro, l’antropologia cristiana non risalta semplicemente come una “visione migliore”, che garantisce una perfetta integrazione del corpo e dello spirito, una risposta equilibrata ai legittimi desideri di famiglia e di impegno sociale. Si presenta in realtà come “la visione” dell’umano, l’unica antropologia davvero in campo: dall’altra parte distinguiamo solo negazione, polemica, sterile dialettica; una spaccatura, un abisso tra l’io e il proprio corpo, tra affettività e sessualità, tra struttura personale e vocazione sociale, tra desiderio di fedeltà, di libertà e i limiti meschini imposti da una concezione inadeguata della vita. Una tale non-antropologia, oggi così di moda, davvero una “abolizione dell’uomo”, per dirla con le parole di C.S. Lewis, si dimostra però ormai in declino, nonostante i suoi violenti colpi di coda, e non nelle tribune dei potenti di questo mondo, ma nel cuore e nelle scelte quotidiane di tante donne. Questo libro, opera di “femministe cattoliche”, ci riempie di speranza.

di Mons. Antonio Grappone

Magistero Pontificio

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