Il dono con cui inizia questo incontro tra i responsabili della pastorale giovanile in Europa è la parola di papa Francesco: «La pastorale giovanile è chiamata a cogliere gli interrogativi dei giovani di oggi e, a partire da essi, ad iniziare un vero e onesto dialogo per portare Cristo nella loro vita. E un vero dialogo in questo senso lo può fare chi vive una relazione personale con il Signore Gesù, che trabocca nella relazione con i fratelli.
Per questo motivo vi siete ritrovati insieme, per creare una “rete” di conoscenze e di amicizie a livello europeo, grazie alle quali i responsabili della pastorale giovanile del continente possano condividere le esperienze fatte “sul campo” e le questioni che ne scaturiscono. Sappiamo bene che c’è molto da fare. Vi chiedo di non stancarvi mai di annunciare il Vangelo, con la vita e la parola: l’Europa di oggi ha bisogno di riscoprirlo!». L'invito del Santo Padre agli operatori di pastorale giovanile è quello di guardare ai giovani con lo sguardo di Cristo, che coglie non solo le difficoltà, ma anche i semi di amore e di speranza, di testimoniare la fede «con dolcezza e rispetto» e di proporre un cammino di discernimento vocazionale «per prepararsi a seguire Gesù sulla via della vita coniugale e familiare oppure su quella di una speciale consacrazione al servizio del Regno di Dio».
Il Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, card. Stanisław Ryłko, ha introdotto il tema del convegno: «Una Chiesa giovane, testimone della gioia del Vangelo» partendo proprio dalle parole del Papa e dell'Esortazione apostolica Evangelii Gaudium. La ricerca della vocazione personale, l'attenzione alla chiamata di Gesù, la scelta di rispondere al suo amore incondizionato sono le chiavi per superare la stanchezza e il pessimismo: «Come ridare speranza al futuro dell’Europa, se non a partire dalle giovani generazioni? […] Tutti noi qui presenti, che operiamo nel campo della pastorale giovanile, dobbiamo aiutare le nuove generazioni a pronunciare questo “sì” coraggioso alla chiamata del Signore. I nostri giovani [...] vivono “seri problemi di identità” e stentano a fare le loro scelte. Hanno bisogno, dunque, di essere accompagnati con rispetto, dedizione e pazienza nelle difficili strade che percorrono nel nostro tempo».
Tutti siamo chiamati metterci in gioco: lo ha ricordato il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, che ha svolto il suo intervento in tre tappe: la definizione del contesto europeo, caratterizzato da una crescente secolarizzazione e da una pluralità di modelli; l'invito ad essere Chiesa in uscita, «comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano»; infine, l'aspetto missionario: non ci sono specialisti di evangelizzazione. Lo specialista è il battezzato. “Se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni.”
Vale tuttavia la pena di dare uno sguardo sulla realtà dei giovani europei: i loro punti di forza, le loro difficoltà, le loro attese. La Prof.ssa. Valérie Becquet, Maître de conférences in sociologia presso l'Università di Cergy-Pontoise, Francia, affronta questo compito non facile delineando un'Europa dei giovani multiforme, dove sono presenti diversi modelli di integrazione sociale e di accompagnamento dei giovani all'età matura – dall'individualismo meritocratico britannico alla società comunitraria scandinava, dal peso dell'appartenenza famigliare nei Paesi del sud Europa alla logica dell'integrazione sociale nei Paesi centro-europei - a ed anche differenti esiti sociali e risposte da parte dei giovani: dalla partecipazione consapevole alla chiusura nell'individualismo, dall'ancoraggio ai modelli tradizionali alla una ricerca di maggiore autonomia. Un quadro complesso e dinamico, di cui però va tenuto conto perché, in definitiva, non può esistere un unico modello di evangelizzazione, ognuno ha il suo percorso e, in definitiva, questa complessità è una sfida ma anche una grande ricchezza.
Anche scendendo nel dettaglio di un singolo Paese europeo il quadro rimane complesso, nella tensione tra la chiamata alla “vita di fede”, il discernimento vocazionale e la formazione del “progetto di vita” da un lato e, dall’altro, la cosiddetta “cultura dominante” che non risparmia nessuna società. La Chiesa in dialogo con le nuove generazioni nell’attuale contesto di emergenza educativa è il tema svolto da S.E. Mons. Wojciech Polak, Arcivescovo metropolita di Gniezno, e Primate di Polonia. Come portare i giovani alla fede matura? Come portarli a prendere il largo ? Come proporre loro “lo stile di vita autenticamente evangelico”? Come aiutarli ad entrare nei grandi valori umani e cristiani? L'unica strada è l'incontro con Cristo, autentico, sincero, radicale: «Nel comune cammino dei giovani e della Chiesa resta sempre da riscoprire questo metodo particolare che permette di raggiungere i cuori: aiutare a liberare le domande profonde, capaci di cambiare la direzione della vita. Lo si può fare però soltanto accogliendo lo sguardo di Gesù che fissato il giovane del Vangelo, lo amò (cfr. Mc 10,20)».
Questi stessi temi sono stati approfonditi nei lavori di gruppo, dove i partecipanti hanno affrontato insieme le questioni centrali emerse dal lavoro della gfiornata: in quali forme e in quale misura si manifesta la ricerca di Cristo da parte dei giovani nelle chiese locali? Qual è la risposta della Chiesa? Come si concretizza l’accoglienza verso i giovani? Vengono dedicati tempo e risorse alla pastorale giovanile? Si sta rispondendo all’appello di “uscire dalle chiese” per andare a cercare coloro che ne sono lontani?
I lavori proseguono domani con una giornata dedicata alla Evangelii Gaudium: Lasciamoci interpellare dalla gioia del Vangelo.