Lo sport come via per la pace

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Photo by Jordan Wooley

Quando si parla di "sport", viene spontaneo sottintendere una serie di valori che sono ritenuti intrinseci all’attività sportiva (lo sforzo, vittoria, gioia, divertimento... ). Purtroppo, nondimeno, è sempre più comune che, parlando di sport, vengano in mente anche immagini di violenza. Sempre più, infatti, assistiamo al verificarsi, tra i tifosi di molte discipline sportive, di scontri, litigi, zuffe e atteggiamenti che sono ben lontani dal rappresentare quello che l’attività sportiva porta con sé.

Il Beato Giovanni Paolo II, durante il Giubileo del 2000, ha rivolto un messaggio al mondo dello sport, con il quale ha voluto consegnare alcune linee specifiche di intervento, incoraggiando tutti - dirigenti, tecnici ed atleti - a porre le basi per «uno sport che tuteli i deboli e non escluda nessuno, che liberi i giovani dalle insidie dell'apatia e dell'indifferenza, e susciti in loro un sano agonismo; uno sport che sia fattore di emancipazione dei Paesi più poveri ed aiuto a cancellare l'intolleranza e a costruire un mondo più fraterno e solidale; uno sport che contribuisca a far amare la vita, educhi al sacrificio, al rispetto ed alla responsabilità, portando alla piena valorizzazione di ogni persona umana». (Giovanni Paolo II, Omelia nel Giubileo degli sportivi, 29 ottobre 2000).

Questi stessi punti sono i principali obiettivi della Sezione Chiesa e Sport del Pontificio Consiglio per i Laici. Il conseguimento di tali obiettivi richiede, da una parte, la promozione della funzione formativa dello sport e della sua grande capacità di educare i giovani ai valori umani e cristiani e, dall'altra, il sostegno e la realizzazione di iniziative che si propongono di favorire lo sviluppo dei popoli e la cultura dei valori cristiani.

Oggi lo sport è un linguaggio universale. E, per questo, ha un enorme valore educativo: fin dall'infanzia si può imparare a lottare per un obiettivo, a condividere una meta e a lavorare in squadra per raggiungerla, a sforzarsi per primeggiare nella competizione e con tanto divertimento. Dobbiamo mostrare e insegnare il lato umano e genuino dello sport.

Poche settimane fa il Sig. Thomas Bach, Presidente del Comitato Olimpico Internazionale, è stato invitato alla sede delle Nazioni Unite a parlare del movimento olimpico, e ha colto l'occasione per sollecitare tutti i popoli a rispettare la cosiddetta “tregua olimpica” e mantenere la pace, almeno per tutta la durata dei Giochi Olimpici Invernali, che si svolgeranno a febbraio a Sochi.

Questa speranza espressa dal Sig. Bach non è una chimera, non è una richiesta utopica e senza senso. Il conseguimento della pace è possibile, ma dipende dallo sforzo personale di ognuno. Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest'anno, ha voluto indicarci la via, affermando: «Non possiamo però non constatare che gli accordi internazionali e le leggi nazionali, pur essendo necessari ed altamente auspicabili, non sono sufficienti da soli a porre l’umanità al riparo dal rischio dei conflitti armati. È necessaria una conversione dei cuori che permetta a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello di cui prendersi cura, con il quale lavorare insieme per costruire una vita in pienezza per tutti».

La pace, come lo sport, si inizia a praticare in casa. E lo sport si rivela, senza dubbio, un metodo molto efficace per conseguire la pace, perché va oltre qualsiasi differenza di lingua, razza, religione o opinione politica.

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