Mons. Clemens e il viaggio del Papa in Germania

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Foto: "Gaudium Press", Europa

20 settembre 2011 - In occasione del viaggio del Santo Padre in Germania (22-25 settembre 2011), la corrispondente da Roma dell’agenzia di stampa “Gaudium Press”, Anna Artymiak, ha intervistato S.E. mons. Josef Clemens, Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, già segretario particolare dell’allora cardinale Ratzinger, e membro del seguito papale nel corso della visita. Nel suo ventunesimo viaggio fuori Italia, una vera e propria visita di Stato, Benedetto XVI ha sostato, oltre che nella capitale Berlino, a Erfurt, Etzelsbach e Freiburg im Breisgau, con numerosi incontri che hanno coinvolto tanto i fedeli della Chiesa cattolica, quanto i membri del Parlamento federale, e rappresentanze di chiese evangeliche, ortodosse e delegazioni di ebrei e musulmani. Alla vigilia della partenza del Papa, mons. Clemens ha rilasciato l’intervista, pubblicata on line anche in spagnolo e portoghese.


"Un aiuto a pensare all'essenziale"

di Anna Artymiak

In quale contesto storico, culturale e sociale si colloca
la terza visita di Benedetto XVI nella sua Patria?

In questo momento il principale argomento di interesse nella vita pubblica della Germania
scaturisce da preoccupazioni di natura economica, la questione dell’euro e tutti i problemi
connessi con la crisi monetaria. Tanta gente sullo sfondo di questa crisi si pone delle domande:
dove stiamo andando, dove va il nostro Paese, dove va l’Europa? Quale ruolo abbiamo noi in un mondo che si sta sviluppando con nuove forze sia economiche che culturali? Le acque in Germania sono un po’ agitate in questo momento. Il Papa, naturalmente, non parlerà di questioni economiche, ma piuttosto su quelle fondamentali per la vita di ogni persona, muovendo dalla«quaestio quaestionum», la «questione delle questioni», cioè la domanda di Dio, come dice lo stesso motto di questo Viaggio “Dove c’è Dio, là c’è futuro”. Credo che non solo la Chiesa cattolica e i fedeli cattolici, ma anche i protestanti e tutti coloro che si pongono sinceramente queste domande ascolteranno il Santo Padre con orecchio e cuore aperto. Credo che Benedetto XVI troverà un grande ascolto proprio a causa di questo momento un po’ difficile per la sua Patria.

Quale contributo può offrire questa visita alla società tedesca?

Soprattutto un aiuto a pensare all’essenziale, alle cose che veramente formano una vita degna dell’uomo, una vita in cui l’uomo possa trovare veramente le risposte ai suoi più grandi interrogativi. Io credo che il Papa darà una spinta ai giovani, ma anche ai meno giovani, ad andare in profondità. L’attenzione dei media in Germania sarà molto grande: in campo mediatico la società tedesca è molto sviluppata e i media svolgono un ruolo assai importante, per cui la visita del Papa entrerà nella vita di molti credenti e non credenti. Spero che egli venga ascoltato, spero che non solo si guardino le immagini, ma che si aprano anche un po’ le orecchie e i cuori di tanti uomini e donne.

L’accoglienza di Benedetto XVI nella sua Patria non sembra tanto calorosa e aperta da parte di molti. Come mai questo atteggiamento critico da parte di diversi gruppi?

Secondo me, le critiche non sono rivolte tanto alla persona, si riferiscono piuttosto alla Dottrina della Chiesa che il Papa proclama e difende. Molte persone, come sappiamo, non sono d’accordo con certe esigenze della vita cristiana che la Chiesa cattolica propone, come si vede, ad esempio, dall’alto numero di divorzi in Germania. Ci sono differenti visioni del matrimonio e dei problemi bio-etici. Questa è una parte del problema. Un altro aspetto è che noi cattolici siamo pari numericamente con la Chiesa evangelica che non conosce il sacerdozio ministeriale e il ministero petrino. Non vorrei esagerare, ma nella Chiesa Protestante la gamma di risposte possibili è molto più ampia. Anche tra i rappresentanti più alti e importanti della Chiesa evangelica ci sono persone divorziate, e così nasce un certo confronto con la Chiesa cattolica. Ma, ripeto, le critiche non sono tanto verso la persona, ma verso la funzione di pontefice. Credo che anche presso coloro che lo criticano, Benedetto XVI abbia un’altissima credibilità personale. La gente, e anche i giovani, nota che quello che il Papa proclama è la sua più intima convinzione personale e che egli stesso cerca di vivere quello che chiede agli altri.

Per la prima volta si tratta di una visita di stato di Papa Ratzinger in Germania. Il Papa andrà al Parlamento Federale e incontrerà i giudici della Corte Costituzionale Federale. Quale importanza per il Paese hanno questi incontri con il capo della Chiesa cattolica?

Secondo me questa visita significa un apprezzamento e una manifestazione di gioia per la Germania unita, pur con tutti i problemi che ci sono. La situazione, dopo la Seconda Guerra mondiale, di divisione in due Paesi non era una cosa piacevole per nessuno, né per i cittadini dell’Ovest, né per quelli dell’Est. Adesso il Papa con questo viaggio vuole esprimere il suo omaggio alla Germania unita e anche il ringraziamento cordiale ai cattolici dell’Est, che durante il periodo del comunismo hanno mantenuto la loro fede pur tra tante difficoltà nella vita personale: chi era praticante non poteva far studiare i propri figli, veniva molte volte spiato e aveva svantaggi nella vita pubblica e professionale.

Torniamo al tema dell’ecumenismo. Quale valore ecumenico ha la visita ad Erfurt?

Siamo davanti a un grande giubileo per la Chiesa evangelica, perché nel 2017 si celebrerà il quinto centenario della Riforma protestante. In Germania tutto è partito da Erfurt, dal monaco agostiniano Martin Lutero. È un gesto coraggioso per un Papa quello di recarsi presso questo convento di ex-agostiniani, un posto così significativo. Benedetto XVI stesso conosce bene la teologia protestante, in particolare quella luterana. Egli vuole dare il suo appoggio a tutti gli sforzi in atto per l’ unità dei cristiani, come pure vuole ricordare la necessità di una Chiesa unita per rispondere alle sfide del mondo in cui oggi viviamo. Evidentemente il Papa vuole anche ascoltare i rappresentanti della Unione delle Chiese evangeliche in Germania. Tutto sommato l’incontro nel convento agostiniano di Erfurt sarà un avvenimento storico.

Lei personalmente ha conosciuto per moltissimi anni il card. Ratzinger. Quale è il suo atteggiamento verso la Chiesa evangelica?

Credo che Papa Benedetto nutra una grande stima per certi aspetti della teologia protestante, particolarmente per l’esegesi biblica e mi sembra che in alcune questioni il dialogo con la teologia protestante abbia rafforzato le sue riflessioni.

C’è pure un altro piccolo dettaglio interessante nel programma della visita di Benedetto XVI in Germania: i Vespri mariani ad Etzelsbach. Elemento molto presente anche negli altri viaggi. Lei ha conosciuto per molti anni l’attuale pontefice. Quale è la Sua devozione mariana?

Il Santo Padre possiede una grande devozione mariana che fa parte dell’identità religiosa bavarese. Non dimentichiamo che egli è nato e cresciuto in luoghi vicini ad Altötting che è il più grande santuario mariano in Germania. Inoltre, i suoi genitori e la sua famiglia avevano una profonda devozione mariana che si esprimeva, per esempio, nella recita quotidiana del Rosario.

Ed Etzelsbach...

La scelta di questo santuario mariano si collega con quanto ho detto prima. Da una parte è il ringraziamento per la fedeltà dei cattolici dell’Est, dall’altra inserisce nel programma del terzo viaggio in Germania un luogo di devozione mariana. Etzelsbach si trova in una regione della Germania dell’Est con il più elevato numero di cattolici e io trovo molto bello che il Papa vada adesso, nella libertà ritrovata, in un luogo che ha avuto un significato importante per tante famiglie che hanno vissuto e conservato la loro fede sotto il governo della ex DDR.

Quali rapporti e sentimenti legano Papa Ratzinger con la Sua Patria? Cosa è più vicino al suo cuore della tradizione tedesca?

Oltre ai vincoli familiari e di amicizia che legano il Papa alla sua Patria, mi sembra che egli sia grato per tutto quello che ha ricevuto dalla grande tradizione culturale e teologica tedesca. Il Gymnasium bavarese aveva un’impronta umanistica molto forte, era molto curato lo studio della storia, della letteratura e delle lingue classiche, latino e greco. E il Papa ha sempre parlato dei suoi professori con grande rispetto, direi quasi con grande devozione.

Dalla Sua esperienza di Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, avendo preso parte all’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, Sua Eccellenza può dare un esempio dei frutti che ha portato quella prima visita in Germania di Benedetto XVI appena eletto?

Credo che la Giornata Mondiale della Gioventù del 2005 a Colonia sia stata per tante persone, anche non cattoliche e non credenti, una grande sorpresa sotto vari aspetti, non solo per il numero dei giovani partecipanti, ma anche per il suo stesso svolgimento. Per il pontificato di Benedetto XVI è stata un bellissimo “arco di entrata”. Da una parte esprimeva la continuità con il pontificato precedente, dall’altra sottolineava l’importanza della pastorale giovanile per la Chiesa cattolica. Si parla tanto dei giovani, ma si fa poco concretamente per la crescita culturale e religiosa del mondo giovanile. La GMG come viva manifestazione di fede fa vedere che la Chiesa è giovane e cerca di dare una risposta ai grandi interrogativi della vita, che emergono soprattutto in età giovanile. La Giornata Mondiale si compone di vari elementi, non solo le grandi celebrazioni liturgiche, le catechesi, le confessioni, ma anche numerosi incontri ed eventi culturali. Mi sembra che la GMG di Colonia sia stata veramente un evento importante per la Chiesa e per la società tedesca, in quanto ha aperto gli occhi a tante persone sull’impegno qualificato della Chiesa per i giovani.

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