Voi, giovani, siete il campo della fede. Siete gli atleti di Cristo. Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore

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Rio de Janeiro, 27 luglio Fin dal mattino la spiaggia di Copacabana è méta di un interminabile pellegrinaggio: questa è la forza della GMG, i giovani portano la fiamma dello Spirito non solo nei tradizionali luoghi dello Spirito, come Santiago de Compostela, ma anche nel cuore della città moderna, come a Denver o a Sydney, nei laicissimi Champs-Elisées oppure, in questo caso, in uno dei templi del turismo internazionale. Arrivano a piedi da tutta la città, i più coraggiosi si tuffano nelle onde, i gruppi cercano una buona posizione vicino a un maxi schermo, altri preferiscono una posizione più scomoda, vicino alle transenne dove passerà il Santo Padre, pur di vederlo da vicino e avere l'occasione di lanciargli una bandiera o un oggetto caro.

Due milioni di persone si dislocano lungo i quattro chilometri di spiaggia bianca e finissima: musica, coreografie ed un flashmob cui hanno partecipato anche i vescovi sul palco – si dice che sia sto il più grande flashmob mai realizzato – preparano l'accoglienza di papa Francesco. 

La Veglia di preghiera con i giovani è un grande momento di lode, adorazione e testimonianza: il tema della GMG “Andate e fate discepoli in tutti i popoli” è reso dalla scenografia, con la partecipazione di decine di giovani, intenti a “costruire” una chiesa, dalle  testimonianze e dalle domande dei giovani al Papa. Alla fine, i giovani smantelleranno la Chiesa che hanno costruito e porteranno via i pezzi andando in direzioni diverse. Ma il momento più atteso è la parola del Santo Padre, seguita con grande attenzione e partecipazione da tutti i presenti. Papa Francesco ha rivolto pressanti domande esistenziali ai giovani, a partire da quanto si lasciano interrogare da Gesù, dal suo invito a “farsi discepoli”, ad annunciare il Vangelo ai “vicini e ai lontani”, a quanto si “allenino” a questa missione. Così dopo aver ricordato che la Veglia avrebbe dovuto tenersi al “Campus fidei”, divenuto inagibile per le piogge, Papa Francesco ha ripreso il tema del “campo” per una catechesi a episodi successivi. Il primo è stato quello del “campo come luogo in cui si semina”, e tale azione è la Parola di Dio che cerca di entrare nel cuore di ciascuno. Il secondo, l’immagine del campo come luogo di allenamento; e il terzo, il campo come cantiere di costruzione. 

Introducendo il concetto del campo come luogo in cui “si semina”, Papa Francesco ha spiegato che i frutti vengono quando i semi “cadono su terra buona”. Questo campo della fede “è il cuore di ognuno di voi, è la vostra vita. Ed è nella vostra vita che Gesù chiede di entrare con la sua Parola, con la sua presenza”. Da qui l’invito, pressante e ripetuto più volte, di “fare spazio a Gesù”, perché ciascuno possa essere quel “terreno buono” di cui Lui ha bisogno. Ha poi invitato a essere cristiani non part-time, ma “autentici”. Parlando dell’“allenamento” necessario per poter annunciare Gesù, ha affermato che lo sforzo richiesto è notevole ma che il premio è “un futuro con Lui che non avrà fine, la vita eterna”. A questo punto ha chiesto ai giovani quali fossero gli strumenti di questo “allenamento”: la sua risposta è stata il colloquio quotidiano con Dio, la preghiera. E poi i sacramenti, e poi l’accogliere, l’aiutare gli altri, ogni persona, senza escludere, senza emarginare nessuno. Un grande appello, questo di Papa Francesco, a una Chiesa che attraverso i giovani si apra alle “frontiere esistenziali”, come le chiama, dove si trovano vari tipi di esperienze umane, alcune belle, altre drammatiche. Venendo all’esempio del “cantiere”, Papa Francesco ha voluto infine incoraggiare i giovani ad aprirsi ad una realtà più grande, che va oltre l’esperienza della propria parrocchia, della propria associazione: quella della Chiesa. Ha ricordato che nella Chiesa, con i preti e i religiosi, anche i giovani non sono mai “soli”, ma fanno parte di una famiglia che sta facendo lo stesso cammino. Ha così chiesto se davvero i giovani vogliono essere “costruttori” della Chiesa, esortandoli ripetutamente non solo a sentirsi Chiesa ma ad essere “pietre vive” della Chiesa. Ha poi ricordato che Gesù “ci chiede che la sua Chiesa vivente possa contenere tutti” e così, facendo breccia nella generosità del cuore dei giovani, li ha invitati a rispondere: “Sì, io voglio andare, voglio essere costruttore della Chiesa di Cristo”. 

Avviandosi alla conclusione della sua meditazione, Papa Francesco ha poi affermato: “Nel vostro cuore giovane c’è il desiderio di costruire un mondo migliore. Io seguo con attenzione i giovani che, nel mondo, vogliono essere protagonisti. Per favore - ha detto - non lasciate che gli altri siano i protagonisti, ma siate voi i protagonisti. Attraverso di voi entra il futuro nel mondo”. “Ecco perché - ha aggiunto - vi chiedo di essere protagonisti per vincere l’apatia e costruire il futuro. Lavorate per un mondo migliore, entrate nella vita e fate come ha fatto Gesù. Faccio una domanda: ma da dove incominciamo, a chi chiediamo per fare questo. È quello che chiesero a Madre Teresa. E lei rispose “da voi e da me”. “E adesso ciascuno in silenzio si domandi. Si deve cominciare da me? Da dove incomincio? Ciascuno parli al suo cuore, perché Gesù possa dirvi da dove incominciare”. Dopo aver lasciato un attimo di silenzio e di meditazione, colto dai giovani di Copacabana, Papa Francesco ha concluso: “Voi, giovani, siete il campo della fede. Siete gli atleti di Cristo. Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore”. Un invito e un augurio che i giovani hanno accolto con un grande applauso. 


La giornata di papa Francesco era iniziata con la messa celebrata nella cattedrale di Rio insieme ai vescovi, sacerdoti e seminaristi di tutto il mondo, venuti in Brasile con le delegazioni per le Giornate Mondiali della Gioventù. ''Gesù non ha tenuto attaccati a sé i discepoli come la chioccia con i suoi pulcini, li ha inviati''. Un invito a ''uscire'', una spinti alla ''missione'', che non è ''semplicemente aprire la porta per accogliere, ma è "uscire dalla porta, per cercare e incontrare'', ha detto il Papa ai vescovi dai quali si aspetta che diano il buon esempio.

"Cari vescovi, sacerdoti, religiosi e anche voi seminaristi che vi preparate al ministero, abbiate il coraggio di andare controcorrente" rispetto a una cultura dei rapporti umani basata "su due dogmi: efficienza e pragmatismo".

L'invito del Papa è suonato come una prosecuzione della constatazione di ventiquattr'ore prima, a Copacabana, quando il Pontefice (dopo aver censurato l'egosimo e la corruzione dei politici) aveva detto: "Gesù si unisce a tanti giovani che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per l'incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo''. A questo punto a braccio aveva aggiunto: ''E quanto fanno soffrire Gesù le nostre incoerenze''. Soluzione? La Fede, perché - ricorda il Papa - "nella croce di Cristo c'è la sofferenza, il peccato dell'uomo, anche il nostro, e lui accoglie tutto con le braccia aperte, carica sulle spalle le nostre croci e ci dice: 'Coraggio, non sei solo a portarle, io le porto con te e io ho vinto la morte e sono venuto a darti speranza, a darti vita e giorno'."

Terminata la Messa, il Papa è andato al Teatro municipale di Rio dove ha incontrato la classe dirigente brasiliana (politici, banchieri, professori industriali). "Il futuro esige da noi il compito di riabilitare la politica, che è una delle forme più elevate della carità", ha detton subito il Papa. Il suo è stato un discorso alto e al tempo stesso diretto, come nel suo stile. Con un monito a chi decide le sorti del Pese, di ciascun Paese: "Attenzione: ci può essere il pericolo della disillusione, dell'amarezza, dell'indifferenza, quando le aspirazioni non si avverano" ha messo in guardia papa Francesco. "Chi ha un ruolo di guida - ha aggiunto - deve avere obiettivi molto concreti e ricercare i mezzi specifici per raggiungerli".

“Nella nostra responsabilità, pur sempre limitata, è importante comprendere tutta la realtà", ha consigliato ai leader del Paese. Come? "Osservando, soppesando, valutando, per prendere decisioni nel momento presente, ma allargando lo sguardo verso il futuro, riflettendo sulle conseguenze delle decisioni" con "umiltà sociale", quindi con un attegiamento che va oltre la "responsabilità", un atteggiamento che "richiede un certo tipo di paradigma culturale e, conseguentemente, di politica".

"Che nessuno - ha concluso - sia privo del necessario e che a tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà: questa è la strada da seguire!".

Ora è scesa la notte su Rio de Janeiro, gruppi di pellegrini tornano ai luoghi dove sono ospitati, molti altri si preparano a passare la notte sulla spiaggia o nelle aree pubbliche di Copacabana. Domani, per la Messa conclusiva della XXVIII GMG, sono attese oltre tre milioni di persone.

Discorso del Santo Padre

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